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16/09/2010

Bambini in carcere: una mostra a Roma

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Che ci faccio io qui? Un titolo esplicativo per una mostra che ci fa vedere, senza tanti fronzoli, la vita dei bambini dietro le sbarre. Promossa dal Comune di Roma in collaborazione con Contrasto e l'associazione A Roma insieme, ha il sostegno della Provincia di Roma e di Zètema Progetto Cultura. Si può visitare fino al 29 settembre.

Si tratta di una mostra di una cinquantina di fotografie, in bianco e nero e a colori, realizzate da cinque fotogiornalisti di fama internazionale che lavorano con l'agenzia fotogiornalistica Contrasto: Francesco Cocco, Marcello Bonfanti, Luigi Gariglio, Michael Subotzky e Riccardo Venturi.

I fotografi hanno documentato una realtà spesso sconosciuta o ignorata della vita quotidiana delle donne detenute e dei loro bambini in cinque istituti penitenziari femminili: il carcere romano di Rebibbia, il Bellizzi Irpino di Avellino, il San Vittore di Milano, il carcere torinese Lo Russo e Cutugno e a Venezia l'istituto penitenziario Giudecca. Un reportage che riesce a mostrare la realtà esistente nel nostro paese ma anche a offrire uno sguardo sulla drammatica situazione dei bambini che sono costretti a seguire le mamme dietro le sbarre.

L'esposizione, aperta a Roma il 9 settembre nello Spazio cultura delle Sala Santa Rita, rimarrà aperta – con ingresso gratuito - fino al 29 settembre. Vuole richiamare l'attenzione delle Istituzioni e dei parlamentari sul problema dell'infanzia in prigione e sollecitare la discussione sulla proposta di legge a tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori attualmente in discussione al Parlamento.

Lia Sacerdote, psicopedagogista e presidente dell'associazione Bambini senza sbarre, spiega che vivere in carcere per un bambino è sicuramente una brutta esperienza che marchia la vita. Il carcere è infatti un ambiente triste e squallido nel quale non esiste la sfera familiare.

La mostra è realizzata con l'associazione A Roma, Insieme, nata nel 1991 per sviluppare progetti sulle politiche sociali della città e dal 1994 ha concentrato la sua attività sul lavoro con le donne e i bambini in carcere. Promuove e realizza una serie di attività concrete per limitare i danni del carcere sui bambini e ad aiutare le donne a gestire il rapporto con i propri figli durante la detenzione. (sp)

Fonte: www.minori.it

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