COMUNICATO STAMPA

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21/06/2007

Riservare il carcere a coloro che veramente rappresentano un pericolo grave per la società dovrebbe
essere una scelta condivisa da tutti coloro che aspirano ad un più alto senso della giustizia.
La bozza di riforma del codice penale licenziata dalla Commissione Pisapia introduce importanti e innovativi criteri di sanzione, in cui ad una pena che ha essenzialmente lo scopo di rendere il male per il male, si preferiscono sanzioni differenziate, non necessariamente detentive, guardando all’autore del reato e alle lacune che questi deve poter colmare per essere socialmente riabilitato.
In un momento in cui si parla di moratoria contro la pena di morte, la proposta di abolizione dell’ergastolo, contenuta nella citata bozza di riforma e da lungo tempo sostenuta da numerose componenti sociali, s’inserisce come un ulteriore coraggioso uspicio per un salto di civiltà.
L’ergastolo infatti, cioè la pena senza fine, la lenta morte civile, è un non senso, rispetto ai contenuti
rieducativi demandati alla pena dalla Costituzione, che neppure sottili interpretazioni possono rendere accettabile. Non si tratta di “buonismo” né di “perdonismo ad ogni costo”, ma di voler seguire le vie della ragione e della giustizia tracciate da insigni statisti che appartengono alla illuminata tradizione giuridica cattolica, contraddetta nei fatti da chi oggi ne rivendica le stesse radici.
 

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