COMUNICATO STAMPA

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11/09/2007

CNVG biasima l'ondata di repressione contro i "lavavetri"

11.09.2007 - Oggi è toccato ai lavavetri, ovvero a quei disperati accusati di questua molesta contro cui si scatenano tutti i nostri peggiori sentimenti, ad inaugurare la nuova ondata di repressione. E’ la puntuale risposta politica alla rabbia di una società insoddisfatta e malgovernata, al disagio di cittadini che si stanno ogni giorno di più impoverendo, non solo finanziariamente ma anche culturalmente. La microcriminalità sembra aumentare di pari passo con i problemi irrisolti delle politiche di sviluppo, di quelle familiari e dell’immigrazione. Ma le cause vere del nostro malessere vanno ricercate in una criminalità più grande, più diffusa e ben nascosta. Quella che fa affari da sette cifre in su, quella che mette in ginocchio un intero sistema economico e sociale, quella che si serve anche della cattiva politica per coprire truffe colossali, delitti perpetrati sistematicamente con cinismo, in barba a chi è incitato a inseguire il problema della sicurezza legata ai “pesci piccoli”.
L’emergenza sicurezza – la falsa emergenza sicurezza – è l’asso nella manica di ogni governo, un espediente puntuale che consente l’adozione di misure esageratamente forti, per dare l’illusione della capacità, della determinazione e della tempestività nel far fronte ai problemi legati alla paura, quella paura amplificata dal tam tam incessante dei mezzi della comunicazione.
Ecco allora che, importando come sempre modelli dimessi o fallimentari, s’invoca la “tolleranza zero”, la “certezza della pena”, addirittura si arriva a rimpiangere la pena di morte, in un tempo in cui ci si sta adoperando per una moratoria che la bandisca per sempre da quegli stati che ancora la praticano.
La “tolleranza zero” dovrebbero applicarla i cittadini nei confronti di una politica che non è più tale, che li allontana dalla partecipazione, non per disimpegno ma per sdegno.
Se di certezze abbiamo bisogno, come abbiamo bisogno, è della certezza di una migliore e maggiore giustizia sociale, che preveda certo anche maggiore sicurezza e protezione per i cittadini, a cominciare dai grandi crimini per arrivare anche a quelli piccoli. La prevenzione non può però esaurirsi nella repressione, ma deve potersi attuare all’interno di politiche sociali adatte a scoraggiare i percorsi devianti, favorendo invece l’inclusione sociale.
Vorremmo avere la certezza di conoscere sempre la verità, come cittadini che hanno eletto i loro rappresentanti per essere governati e non per assistere al quotidiano teatrino di una politica becera, farsesca e inconcludente. Vorremmo la certezza che i politici impegnassero tutte le loro energie nella ricerca di soluzioni serie ai nostri problemi, piuttosto che disperderle nell’escogitare stratagemmi per mantenere o accrescere il consenso.
Infine vorremmo che si smettesse di parlare dell’indulto, come madre di ogni disgrazia, ma che si adottassero quei provvedimenti legislativi che erano stati indicati come indispensabili per dare un nuovo corso alla giustizia, come la revisione delle leggi sull’immigrazione, sulle tossicodipendenze, sulla recidiva, ma soprattutto la riforma del codice penale e del sistema penitenziario e sanzionatorio, nella direzione indicata dalla Commissione Pisapia.
 

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