COMUNICATO STAMPA

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27/02/2010

Verona

Intervento sull'ennesimo caso di suicidio in carcere

LETTERA APERTA - Leggo sulla rubrica di Ristretti Orizzonti “Osservatorio permanente sulle morti in carcere” : 23 febbraio 2010 ore 23,45: nel carcere di Padova si suicida Walid Aloui, di 28 anni.
L’ho conosciuto personalmente e dopo il tempo della commozione penso valga proprio la pena di porsi delle domande.
Aloui questa estate ha partecipato al “gruppo incontri” con una psicologa e due volontari preparati, all’interno del progetto affettività che l’associazione La Fraternità realizza da molti anni, con una bella e motivata presenza seppur esprimendo momenti di profonda sofferenza (ha riferito la morte della compagna incinta) e poi l'andare a rotoli della sua vita costellata, a dir suo, da una serie di sbagli suoi e di ingiustizie subite. In autunno ha scoperto infatti che il suo avvocato d'ufficio aveva lasciato scadere i termini per un istanza al tribunale a suo dire importante, e la sua disperazione si è fatta ancora più profonda.
Dal 12/11/09 era stato inserito nella lista per il gruppo d'autunno ma poichè ha fatto un gesto autolesionista (non il primo della sua vita, ahimè) è stato punito con il divieto di partecipare al gruppo.
Scelta assolutamente non comprensibile perciò si è cercato di farlo riammettere come risulta dalla conclusione della relazione finale della psicologa: ” Ritengo infine opportuno segnalare l’importanza di prestare particolare ascolto alle persone che fanno gesti autolesivi, quale che sia la motivazione del comportamento, non precludendo l’accesso alle rare possibilità di accoglimento che la detenzione offre, pur nel rispetto delle necessarie normative di controllo.”
Aloui poi è stato sempre peggio tanto che alcuni detenuti della sezione hanno cercato di aiutarlo chiedendo venisse spostarlo nella loro cella, nonostante la fatica di averlo vicino.
Poi sono arrivati i definitivi ed il trasferimento nel carcere di Padova.
Da lì qualche lettera di disperazione ai compagni e l'ultima arrivata dopo un'ora dalla notizia della sua morte. Cronaca di una morta annunciata.
Sappiamo benissimo quanto un morte sia tragica, non solo per chi non c'è più e per i suoi cari, ma per tutto il carcere.
E’ stato fatto il possibile per prevenire questa morte?
La circolare ministeriale sui nuovi giunti è stata applicata?
E’ giusto punire un evidente grido di disperazione con la privazione alla partecipazione ad un raro supporto psicologico che la struttura offre?
Il trasferimento a Padova è avvenuto nel rispetto di tutti gli accorgimenti che questo caso prevederebbe?
Non dimentichiamoci, in proposito, che è stato lo stesso capo del DAP, Franco Ionta, in una audizione con una Commissione parlamentare, a dichiarare che nei primi dieci giorni dopo il trasferimento il numero dei suicidi è uguale a quello dei suicidi che avvengono subito dopo il primo ingresso in carcere. Dunque il trasferimento è una fase delicata con grandi rischi per le persone più in difficoltà. E Aloui lo era.
La Conferenza Regionale chiede la convocazione urgente del “Tavolo regionale di confronto tra il Ministero della Giustizia ed il volontariato” previsto dal protocollo congiunto firmato il 02/04/2004, fermo ormai da troppo tempo, con tutti i direttori d’istituto, di area pedagogica, commissari, direttori UEPE e responsabili sanitari con al primo punto dell’ordine del giorno la prevenzione dei suicidi e degli autolesionismi negli istituti penitenziari del veneto.

Il responsabile della Conferenza Regionale Volontariato Giustizia del Veneto
Maurizio Mazzi

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