COMUNICATO STAMPA

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19/11/2010

Ancona

Perplessità della CRVG marche sulle scelte del nuovo garante Italo Tanoni


Abbiamo partecipato, come volontari da anni impegnati nelle carceri marchigiane, all'incontro del 17 novembre scorso con l'Ombudsman regionale, Garante dei diritti dei detenuti.
All'inizio della riunione siamo stati filmati e fotografati da operatori dell'Ufficio stampa della Regione; poi il Garante ha illustrato il programma predisposto dal suo Ufficio ed infine, appena usciti dalla sala riunioni, un comunicato dell'ANSA, ripreso in giornata anche da agenzie di informazione nazionali, ha annunciato l'avvenuto incontro. "Il Garante -vi si legge- ha già avviato una serie di iniziative, convegni, corsi di formazione per i volontari carcerari, corsi di fotografia e giornalismo per i carcerati, progetti per aiutare il detenuto ad inserirsi nel mondo del lavoro una volta scontata la pena".

Siamo un po' sconcertati da tutto questo.
Ci sembra evidente che il Garante, preso atto della estrema gravità della situazione che vivono le persone detenute nei nostri Istituti di pena, si senta chiamato ad agire, a fare, ad intervenire; un po' meno condivisibile, per come noi siamo abituati a svolgere ogni giorno il nostro servizio in carcere, è l'ansia di far vedere e sapere a tutti che si sta facendo qualcosa.
Ma quello che ci preoccupa è l'idea che il Garante, di recente nomina, ha del proprio ruolo e della propria funzione.
L'Ombudsman è una "figura di garanzia", con il compito di assicurare che ogni cittadino, detenuto compreso, abbia la possibilità concreta di esercitare in prima persona i propri diritti. E' chiamato a verificare che amministrazione ed enti pubblici regionali o i soggetti che sono stati da essi delegati svolgano adeguatamente le funzioni ed i compiti che la legge impone loro nei confronti del cittadino detenuto.
L'attuale Garante, invece, interpreta tutto ciò come una pulsione a gestire in proprio progetti ed iniziative, come se non esistesse un'apposita Legge regionale, la 28/08, che definisce dettagliatamente a chi spetta il compito di attivare la concreta politica del fare in carcere, cioè in primo luogo agli ambiti territoriali sociali e non certo al Garante, che nella legge 28/08 non è neppure citato.

Noi crediamo invece che oggi ci sia bisogno di una figura che sappia essere forte nel richiamare ciascuno al proprio compito.
Un esempio? La sanità penitenziaria è passata da due anni alla Regione. Continua ad essere forse la situazione più drammatica, quella che genera all'interno della popolazione detenuta il maggior allarme e le maggiori tensioni. I recenti "suicidi" nella Casa Circondariale di Montacuto per presunta overdose di farmaci (non di droghe) lo testimoniano.
Bene. La legge impone alle Regioni di predisporre in ogni carcere una carta dei servizi, dopo aver sentito rappresentanze dei detenuti; impone di definire i livelli essenziali di assistenza, i tempi certi e le modalità di erogazione delle prestazioni sanitarie.
Niente di tutto questo è stato fatto nelle Marche.
Questo è il terreno per il Garante, questo è il suo specifico compito.
Saprà essere così determinato da mettere sotto stretta osservazione l'Amministrazione regionale? Saprà essere reale "figura di garanzia", realmente terzo ed autonomo rispetto al potere politico?
Ce lo auguriamo.

Le riflessioni che abbiamo appena esposte le avevamo espresse anche durante l'incontro, ma il comunicato ANSA non le ha riportate.

Daniela Marchili
Presidente
 

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