NEWS/ARTICOLO

26/10/2012

In un solo giorno, uno dei tanti in carcere, spesso pervasi dalla disperazione, 3 detenuti si sono suicidati....

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Terribile, agghiacciante aggiornamento del quotidiano computo che scandisce le giornate delle nostre galere. Morti per suicidio, droga, malattia. Impiccagioni tentate o riuscite, eventi autolesivi. Queste ennesime morti in carcere dovrebbero richiamare l’attenzione e l’intervento di tutte le istituzioni coinvolte. Non siamo di fronte solo a raptus incontrollabili, a fattori individuali, ma soprattutto ai problemi esplosivi del sistema carcerario. Ci dovrebbe essere un grosso investimento in attenzione per invertire il corso di questa drammatica situazione. Non è un obiettivo impossibile, ed è doveroso perseguirlo.
Da cosiddetta discarica sociale, come si usava definire il carcere, sta diventando sempre più un sepolcro sociale.
Le riforme sostanziali dovrebbero essere considerate l’urgenza improcrastinabile. Chiediamo, con forza, che risolutivi provvedimenti legislativi vengano approvati per far sì che il carcere si riduca davvero a extrema ratio, che il sovraffollamento sia considerato come uno stato di emergenza e che l’urgenza sia data quindi dal riportare il carcere a livelli di legalità, non solo dal punto di vista numerico ma anche sulla qualità dell’esecuzione penale. Che la soluzione del problema dei tossicodipendenti in carcere non sia ulteriormente rimandato, come da anni di fatto avviene, dato che, già nel in passato, nelle varie relazioni al Parlamento del Ministero della Giustizia sullo stato delle tossicodipendenze si indicava come necessario il potenziamento ed un più efficace utilizzo delle misure alternative alla detenzione al fine di facilitare i percorsi di cura e di riabilitazione. Proposito sempre dichiarato e sempre inattuato, dato che in carcere sono rimasti sempre numeri considerevoli di tossicodipendenti.
Che il passaggio sancito dal Dpcm del 1 aprile 2008 relativo alla sanità penitenziaria sia dotato di tutti i mezzi necessari per fronteggiare le criticità esistenti, che vanno rapidamente affrontate per trovare soluzioni esaurienti sia sul versante dei diritti dei detenuti che sull’efficacia di questo Servizio sanitario, e che l’attenzione sui processi rimanga costante, al fine di svolgere una costante ed approfondita rilevazione sullo stato di salute della popolazione detenuta ed internata, e di verificare lo stato di applicazione della riforma per gli adempimenti previsti a livello nazionale, regionale e locale, che tuttora, nonostante gli anni trascorsi dall’approvazione del Dpcm, evidenziano molte difficoltà e situazioni disomogenee.
La costante e progressiva riduzione delle risorse economiche destinate alle attività di esecuzione della pena, tra cui le spese per il cibo, il necessario per le pulizie delle celle, la formazione professionale ed il lavoro, quindi in generale per le attività trattamentali, le ipotesi di riduzione delle sedi e personale degli Uffici di Esecuzione Penale Esterna, riducono rovinosamente le possibilità di garantire una carcerazione dignitosa.
Le risorse vanno trovate. Per troppo tempo ci si è preoccupati solo dell’edilizia. Pochissimi gli investimenti per il personale educativo e la sanità stenta. È necessario che si intervenga immediatamente per migliorare le condizioni di vita nei penitenziari, altresì con provvedimenti di clemenza. Anche per le morti in carcere andrebbe dichiarato lo stato d’emergenza, con conseguenti rapidi provvedimenti e soluzioni.

Elisabetta Laganà, presidente Cnvg





 

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