NEWS/ARTICOLO

10/06/2012

"Chiamiamola tortura". Appello per l’introduzione del reato nel codice penale italiano

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In Italia la tortura non è reato. In assenza del crimine di tortura non resta che l’impunità.
La violenza di un pubblico ufficiale nei confronti di un cittadino non è una violenza privata.
Riguarda tutti noi, poiché è messa in atto da colui che dovrebbe invece tutelarci, da liberi e da detenuti.
Sono venticinque anni che l’Italia è inadempiente rispetto a quanto richiesto dalla Convezione
contro la tortura delle Nazioni Unite, che il nostro Paese ha ratificato: prevedere il crimine di tortura
all’interno degli ordinamenti dei singoli Paesi.
Quanto accaduto nel 2001 alla scuola Diaz ha ricordato a tutti che la tortura non riguarda solo
luoghi lontani ma anche le nostre grandi democrazie. Il caso di Stefano Cucchi, la recente sentenza
di un giudice di Asti e tanti altri episodi dimostrano che riguarda anche l’Italia.
Per questo chiediamo al Parlamento di approvare subito una legge che introduca il crimine di tortura nel nostro codice penale, riproducendo la stessa definizione presente nel Trattato Onu. Una sola norma già scritta in un atto internazionale. Per approvarla ci vuole molto poco.





 

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