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11/06/2017

Pena senza speranza? L’inutile fatica di vivere

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Pena senza speranza? L’inutile fatica di vivere

Lettera aperta al ministro Orlando, 10 giugno 2017


Questo è l’appello che abbiamo lanciato con forza, chiedendo un incontro urgente, al ministro della Giustizia Andrea Orlando, che non ha potuto partecipare alla nostra X Assemblea Nazionale. Condividiamo con voi la lettera con le nostre istanze che abbiamo inviato al ministro, ci farebbe piacere sapere cosa ne pensate.
"Gentile Ministro Orlando, abbiamo ricevuto e letto con attenzione la lettera di saluto che ci ha indirizzato questa mattina, annunciando, con nostro sentito rammarico, la Sua impossibilità a partecipare alla nostra X Assemblea Nazionale in corso di svolgimento nel carcere romano di Rebibbia. Le rispondiamo anche noi con una lettera, nell’attesa, ci auguriamo breve, di poterla incontrare per discutere con Lei delle urgenti istanze di seguito riportate. Vogliamo proporle qualche riflessione a partire dal titolo che ci siamo dati per questa X Assemblea: "Un volontariato in direzione ostinata e contraria".
Il Volontariato che si occupa di carcere e reinserimento sul territorio è da una vita che va nella direzione ostinata e contraria: ostinata perché ci vuole ostinazione per reggere la fatica di un volontariato in un mondo così complesso; contraria perché la società su questi temi, su queste questioni, va costantemente nella direzione dell’esclusione e noi ostinatamente ci battiamo per non "buttare via nessuno".
Quando ha iniziato il Suo mandato abbiamo avuto subito l’impressione che Lei fosse un Ministro che non aveva paura di andare in direzione contraria a buona parte dell’opinione pubblica e lo ha fatto promuovendo, tra l’altro, quegli Stati Generali che hanno costituito uno dei momenti più alti di confronto sull’esecuzione penale. Ma qualcosa non sta funzionando.
È vero che il sovraffollamento è stato sensibilmente ridotto, e ne siamo stati felici. Oggi però i numeri stanno pericolosamente risalendo. È vero che si è cominciato a pensare a un carcere più aperto, oggi però abbiamo la sensazione che questo processo di apertura e cambiamento si stia in qualche modo inceppando. Invece noi siamo ostinatamente convinti che il carcere debba essere sempre più un laboratorio di confronto e crescita culturale e che le persone, dal carcere, debbano uscire non quando sono ormai ‘scoppiate di galerà, ma nei tempi e nei modi giusti accompagnate, come sempre accompagna il volontariato, in un percorso di progressivo rientro nella società. Questa è l’unica garanzia di sicurezza.
Caro Ministro, le chiediamo allora di combattere con noi: perché la vita detentiva perda ogni caratteristica di infantilizzazione e diventi vita dignitosa di persone adulte, che hanno bisogno non di convivere continuamente con conflitti e punizioni, ma di maturare la voglia di cambiare, per sé, per le proprie famiglie, per riparare al male fatto; perché siano rimossi i tanti ostacoli che impediscono a migliaia di persone detenute di accedere a quelle misure alternative che costituiscono un autentico investimento su un futuro non più segnato dai reati; perché si facciano subito quei cambiamenti che non richiedono di mettere mano alle leggi, ma che sono di grande importanza, a partire da un ampliamento dei momenti dedicati agli affetti, che sarebbero per le famiglie una boccata di ossigeno.
Caro Ministro, per finire, non crede che sarebbe il momento giusto per incontrare il Volontariato, che con ostinazione sta cercando un dialogo con Lei e che si sta spendendo nella società, per esempio con il progetto "A scuola di libertà", per cambiare l’idea dominante di carcere, pene, reinserimento e per spiegare ai cittadini che una giustizia mite, con un volto umano, ci rende tutti infinitamente più sicuri?
Il numero dei detenuti sta pericolosamente risalendo, è necessario unire le forze per un vero cambiamento".

di Ornella Favero (Presidente CNVG)





 

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