31 marzo e 1 aprile
CELLA IN PIAZZA

Caritas Ambrosiana è impegnata a realizzare il progetto “cella in piazza”. Si tratta di un’iniziativa già sperimentata in altre città che si pone l’obiettivo di offrire a quante più persone possibili l’occasione di avvicinarsi alla situazione di chi vive in carcere. Caritas Ambrosiana realizza iniziative di ascolto e accompagnamento delle persone che vivono un’esperienza di detenzione e dei loro familiari, concreti progetti di inserimento sociale, lavorativi e abitativi svolti nel territorio, in collaborazione con le comunità locali e con le organizzazioni pubbliche e del terzo settore e promuove il volontariato in ambito penale e penitenziario. Il principale obiettivo che Caritas persegue è quello di diffondere una diversa cultura della pena, che accompagni la tutela della sicurezza degli individui e delle comunità con il rispetto delle dignità di ciascuna persona. Una dignità che deve essere garantita e tutelata in particolar modo quando la libertà personale è privata o ridotta per un provvedimento dell’autorità giudiziaria e dunque è affidata alla responsabilità dello Stato. La Costituzione italiana e le norme europee attribuiscono un carattere di particolare gravità alle misure di privazione della libertà, che devono in ogni caso avere come obiettivo la rieducazione della persona condannata e che non possono essere aggravate ulteriormente da condizioni o azioni che violino in qualunque misura la dignità e l’incolumità della persona sottoposta a misure restrittive della libertà personale. Le condizioni della vita in carcere oggi non permettono di perseguire concretamente l’obiettivo della rieducazione del condannato, né garantiscono il rispetto dei suoi diritti inalienabili e della sua dignità personale. Attualmente sono circa 67 mila le persone detenute in un carcere italiano, ma i posti disponibili sono soltanto meno di 47 mila. Ciò crea una situazione di sovraffollamento che, in particolare nelle case circondariali di alcune città, assume caratteri drammatici. Nel corso del solo 2011 sessantasei persone hanno deciso di togliersi la vita in carcere. Sono settecento le persone che si sono suicidate negli istituti di pena italiani dal 2000 a oggi. Negli ultimi anni l’Italia è stata condannata dalla Corte europea di Strasburgo per la violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani, proprio quello che vieta la tortura e le pene e i trattamenti inumani o degradanti. La Corte ha affermato, tra l’altro, che condizioni di sovraffollamento intollerabili, come quelle che affliggono la maggior parte degli istituti di pena del nostro paese, rappresentano un trattamento inumano e degradante. Nonostante tutto questo la convinzione diffusa nella popolazione è che la pena debba essere afflittiva e che il carcere rappresenti la migliore risposta possibile a ogni violazione della legge, l’unica soluzione per quei comportamenti che rompono, o anche solo turbano, la convivenza sociale, la sola voce con cui dare risposta alla giuste esigenze di giustizia delle vittime. Caritas opera per condividere e promuovere una diversa idea di giustizia, per cui, come ha sottolineato più volte il Cardinale Martini, la pena detentiva rappresenti soltanto una extrema ratio, un intervento temporaneo e di emergenza per fermare una violenza altrimenti inarrestabile. In ogni altro caso è preferibile ricorrere a differenti forme di sanzione che assumano un carattere costruttivo dei legami sociali colpiti dal reato commesso. L’allestimento di una cella nei “luoghi pubblici” rappresenta l’occasione per provocare una discussione sui temi della giustizia e della pena, e un modo per avvicinare alla questione carceraria anche chi non abbia mai avuto occasione di visitare un carcere. La cella riproduce, nelle dimensioni (4mt x 2 mt) e nell’arredamento, la situazione comune ritrovabile in molti istituti italiani e l’allestimento interno sarà curato, grazie alla collaborazione con l’amministrazione penitenziaria, per ricreare le condizioni e le caratteristiche tipiche della vita carceraria. Verrà realizzata dalla falegnameria della cooperativa sociale Estia di Milano attiva presso la casa di reclusione di Milano-Bollate, impiegando anche lavoratori detenuti. Il cella verrà inaugurata durante la manifestazione “Fa’ la cosa giusta” in programma a Milano dal 30 marzo al 1 aprile p.v. e rimarrà a disposizione delle caritas parrocchiali e delle organizzazioni di volontariato per essere utilizzata in momenti specifici di sensibilizzazioni o di formazione che si realizzeranno su tutto il territorio della diocesi di Milano. Ogni iniziativa di presentazione della “cella in piazza” sarà accompagnata da attività di riflessione e approfondimento dei temi legati al sistema della giustizia e dell’esecuzione penale.

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